Mi chiamo Antonio Roma. Testimonio storie, inseguo Utopie. Sono scrittore e podcaster, autore, attore e regista di teatro civile.

Locandina Markale

Mamma, papà, Utopie e una nota – stonata – di biografia

Da mia madre ho imparato la tenacia delle parole Resilienza ed Empatia. Mio padre mi ha educato al Mediterraneo e alla Memoria. Di mio ci ho messo la scrittura, la voce e una scelta non sempre convenzionale: le maiuscole (che indispettisce qualche hater con uno smodato attaccamento per quel 9 alle elementari in analisi grammaticale).  

Sono convinto che Bellezza e Utopia coincidano e che valga davvero la pena inseguirle, che Sarajevo mi abbia stravolto la vita e che in questo momento storico abbiamo bisogno di un lessico inedito, che affondi le radici nel Legame tra le parole Testimonianza e Umanità, le sole capaci di portare Autenticità.

Abito le giornate condividendo con bambini e adolescenti la portata rivoluzionaria delle parole; ma prim’ancora, facendo del Teatro Civile e della scrittura.

Sono laureato in Scienze Sociali per la Globalizzazione e in Lettere. Entrambe le lauree sono per me motivo d’orgoglio perché mi ricordano che sono il frutto di nottate insonni, ma sono entrambe incapaci di cucirmi addosso una definizione.

Il caffè lo bevo amaro, il cioccolato è solo fondente. Amo la poesia, ma il libro che mi ha cambiato la vita è Fame, di Knut Hamsun. Il film, Adventureland. L’album L.A. Woman dei Doors. Se mai vincessi un Oscar ringrazierei Eduardo De Filippo e Paolo Sorrentino, Ernest Hemingway e John Fante, Fabrizio De Andrè e i Mumford & Sons.

La Bosnia e Oggi è un bel giorno

È dell’agosto 2013 la mia prima estate bosniaca. Senza la Bosnia e la sua gente non ci sarebbe stata in me quella maturazione che non lascia scampo. Nel 2016, di ritorno dall’ultimo viaggio bosniaco, vede la luce Oggi è un bel giorno, un racconto lungo il cui primo capitolo è diventato un monologo di Teatro Civile, selezionato al Sarajevo Winter Festival 2018 e patrocinato da Amnesty International Italia.

Educare alla Bellezza

ll 7 gennaio 2019 da una mia idea è nata Educare alla Bellezza APS, una meravigliosa Utopia, che condivido con alcune delle Amicizie più importanti della mia vita, che poi sono le competenze e le sensibilità umane alla base dei miei monologhi di Teatro Civile e di ogni altra idea.

Tra le corde di un’altalena

I mesi del lockdown sono stati tradotti in scrittura, poesie e in autunno ha visto la luce Tra le corde di un’altalena, con prefazione di Emanuele Fiano, introduzione di Mario Roma e illustrazioni di Silvia Guarlotti. Un’opera poetica in cui il tema dei Legami si snoda nelle sue molte declinazioni. La ricerca, il tentativo di comunicare, la spasmodica necessità di restituire ciò che la scrittura ha significato per me: compensazione delle mancanze, cura delle ferite; un sentire comune, l’empatia che si fa restituzione, sotto un sole tiepido, direttiva comune di un Mediterraneo unito, sempre. Tra le corde di un’altalena è la volontà di dare Memoria alla Memoria; l’obiettivo dell’opera è donare verità, coraggio, speranza all’Utopia, troppe volte lasciata sola, a metà tra la finzione e l’irraggiungibile.

Legami che si fanno Teatro Civile

Credo nei Legami, sementi di Utopie. Un Legame è sempre motivo di gratitudine ed io sono grato di ogni incontro, in modo particolare di quelli con Filippo Borgia – fonico, tecnico luci e web designer –, Alice Ponti – autrice, creator e fotografa – e Matilde Dalla Piazza, senza i quali sarei in balìa delle onde e con i quali abbiamo dato vita a AR – Teatro Civile (si legge AERRE).

Altre collaborazioni chiave sono quella con Alessandra Dondi – analista politica, autrice e storica -, Annalisa Terzoli – podcast producer -, Letizia Ghidoni – autrice ed editor -, Leonardo Formichella – autore e regista – e Michele Battistella – autore, attore e regista – imprescindibile nell’allestimento di TO.TE.M.

Il monologo Markale sancisce il debutto professionale di AR – Teatro Civile. Figlio di oltre 150 ore di Testimonianze di donne e uomini dalla Resilienza tenace. Abbiamo guardato negli occhi donne e uomini che hanno subito stupri e violenze, con ferite insanabili nel midollo e nel grembo, e abbiamo scelto di accogliere e prenderci Cura delle loro storie con la Promessa che le avremmo condivise così come ci sono state raccontate, mettendoci la faccia e non consegnandole ad altri che al contenuto delle Testimonianze anteponessero costrutti teatrali come la dizione, una patina di imparzialità della quale faccio davvero a meno.

Io non interpreto un personaggio, racconto le storie che ho accolto e scritto e lo faccio a modo mio, con Empatia e Rispetto.

Antonio Roma
Markale - Voci da Sarajevo

Nel 2022, insieme ad Alice abbiamo scelto di dare una nuova veste alle Testimonianze sulla Bosnia accolte rielaborandole e realizzandone un podcast e la nuova versione del monologo di Teatro Civile. Markale – Voci da Sarajevo è disponibile su tutti i principali digital stores e racconta la guerra in Bosnia e l’assedio di Sarajevo attraverso le parole di chi ha vissuto il conflitto sulla propria pelle. La mia voce vi guiderà in un viaggio fatto di 8 storie di donne, uomini e bambini che hanno dovuto fare i conti con una delle pagine più nere delle storia contemporanea e vi fornirà anche qualche chiave di lettura per comprendere meglio la situazione attuale.

Markale non ha sancito solo il nostro debutto professionale ma è stata la presa di coscienza che potevamo portare un modo nuovo di fare teatro e così abbiamo fatto, prima con il monologo-evento per la Giornata Internazionale dei Migranti, Fisionomie; poi con Nedo – la storia di Nedo Fiano, deportato e sopravvissuto ai campi di concentramento e sterminio -, dove la voce di un attore monologante si lega alla danza catartica di una ballerina e nel quale la Memoria è la parola centrale.

Il 19 maggio 2023 è uscito il mio romanzo Festa del Perdono, edito da Infinito Edizioni.
Il protagonista di Festa del Perdono vive nella Milano e nell’Italia di oggi, dove abitare costa troppo e se di mestiere fai l’insegnante del liceo a tempo determinato ti chiamano “supplente” e lo stipendio non sai mai quando ti verrà pagato.
Il protagonista di Festa del Perdono appartiene a una generazione, la mia, che, spaesata ma resiliente, insegue Utopie con la speranza si facciano concrete, ma con il timore che se ciò avvenisse troppo presto questa Italia sarebbe ancora inadeguata ad accoglierle e ne spezzerebbe i petali.

Ah, una cosa: c’è pure un blog, si chiama ‘Na tazzulella ‘e café e ogni cosa che scrivo si conclude come questo About… così:

Ce verimm, stàteve buòno!