Gli animali totemici nella cultura dei nativi americani sono essenzialmente gli archetipi attraverso i quali spieghiamo il comportamento di noi esseri umani, soprattutto rispetto a quello che non sappiamo spiegare con strumenti scientifici, o che non si sapevano spiegare con la scienza nel momento in cui questi elementi andavano spiegati.
Facciamo un esempio: prendiamo i neuroni specchio, una scoperta epocale, che spiega l’empatia, la simpatia, tutte le connessioni emotive che ci sono tra gli individui della nostra specie. Ma l’empatia, la simpatia così come anche l’antipatia, l’odio e l’amore, non abbiamo iniziato a pensarli e spiegarli solo dopo la scoperta dei neuroni specchio. Prima avevamo a disposizione un altro specchio, più emotivo e meno scientifico ma altrettanto valido.
Gli animali totemici raccolgono tutte le caratteristiche che vogliamo rappresentare e ogni animale ha il suo specifico significato, così come ogni individuo ha la sua particolarità.
Normalmente diciamo “Sei un animale” come insulto, neanche troppo leggero, ma in fin dei conti, prendendo altre culture potrebbe addirittura essere un complimento.
Ora, se è vero che gli animali totemici sono la rappresentazione nel mondo animale di similitudini e caratteristiche che vogliamo raccontare e preservare, o combattere e modificare, di quello che facciamo, dobbiamo rigorosamente riconoscere che quell’archetipo che ci serve non necessariamente venga dal mondo animale inteso come ciò che non è umano, quanto piuttosto dal mondo animale inteso come insieme degli esseri viventi, umani compresi.
Se questo è vero, le caratteristiche che vogliamo identificare potremmo trovarle anche in altri esseri umani e non è certo una novità quella di individuare altri esseri umani che ci fanno da esempio, che vorremmo emulare, che stimolano la nostra creatività per essere “migliori” rispetto ad un parametro che per noi e il nostro totem funzionano.
Idee e caratteristiche che vanno torrefatte, che vanno portate all’essenza creativa della storia, una storia che avrebbe bisogno di anni per essere raccontata e quale linguaggio migliore del teatro per poter percorrere una storia con tante emozioni nonostante il poco tempo, effimero, di una messa in scena. Un’idea metropolitana, underground e allo stesso tempo legata agli ambienti fortemente antropizzati, perché nelle campagne in realtà questa vicinanza alla natura, all’archetipo come strumento per spiegare le cose, c’è e ci sarà, e quella vicinanza va riportata anche dove sotto di noi non ci sono le orme degli animali selvatici ma le stazioni, i treni, quella parte della vita moderna che rischia di allontanarci dalle nostre origini, dalla nostra essenza, dal nostro archetipo totemico.
TO.TE.M – TORREFAZIONE TEATRALE METROPOLITANA nasce dall’incontro tra campagna e modernità, tra lentezza e frenesia, tra attività e riposo, tra autori simili nella diversità, tra professioni che non stanno bene insieme, viste da fuori, ma messe davvero sullo stesso tavolo creativo è lì che diventano archetipo della bellezza, solo se unite.
Michele Battistella