Buongiorno, è martedì 27 settembre e il caffè è amaro, com’ adda’ essere – direi che, a furia di ripetervelo, questo è diventato un incipit collaudato.
Ieri ho condiviso con voi le prime considerazioni post voto, ma ce ne sarebbero molte altre. Eccone alcune in ordine sparso…

  1. La coalizione di CDX ha vinto le elezioni, ha la maggioranza in Parlamento, esprimerà il nuovo governo e sceglierà il nome del Presidente del Consiglio. Ora, se le cose dovessero andare come sembrerebbe, Giorgia Meloni sarebbe la prima donna a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana.
  2. Giorgia Meloni sarebbe però anche la prima dalle posizioni e dalla storia davvero di destra radicale a diventare Presidente del Consiglio perché nelle precedenti vittorie del CDX il Presidente è sempre stato Silvio Berlusconi, leader di un partito, Forza Italia, che, per quanto criticabile sotto molti aspetti, è sempre stato atlantista ed europeista. 
  3. Una cosa è vincere le elezioni, un’altra accordarsi per governare, un’altra ancora durare. Meloni ha cannibalizzato il consenso di Lega e Forza Italia ma non può governare da sola, davvero Berlusconi e Salvini si faranno andare bene ogni sua decisione o pretenderanno qualcosa in cambio della fiducia? La coesione dentro il CDX non è cosa scontata.
  4. Il Pd ha perso consenso nei sondaggi nel momento in cui ha cominciato a parlare di voto utile come il solo argine all’affermazione della destra radicale. Forse valeva la pena dedicare energie e tempo a parlare di programma. Forse valeva la pena avere un programma.
  5. Salvini e Letta sono senza ombra di dubbio gli sconfitti di queste elezioni, ma c’è chi è riuscito a fare peggio di loro: Di Maio. Il nostro Ministro degli Esteri è riuscito non solo a disperdere quanto costruito negli anni, ma a passare dalla guida del M5S e dal ricoprire un ruolo cardine quale quello di Ministro degli Esteri a prendere meno dell’1% e perdere anche all’uninominale a casa sua. E questa volta non vale la locuzione Nemo propheta in patria.

Conclusione: la Meloni alle ultime elezioni prendeva meno del 2%. Ciò porta ad altre due considerazioni…

  1. La politica italiana contemporanea è fluida come il ranking ATP da quando impediscono a Nole di giocare la metà dei tornei, chi è in testa oggi potrebbe non entrare in Parlamento domani e viceversa.
  2. Senza nulla togliere alla capacità di Meloni di convincere gli italiani, è il momento che ogni progressista si faccia un esame di coscienza.

Ce verimm riman, stàteve buòno!