Buongiorno, è martedì 4 ottobre e il caffè è amaro, com’ adda’ essere, e state leggendo ‘Na tazzulella ‘e café.
Cos’è? Le note del mio iPhone, dove mi appunto cose, spesso riguardano ciò che è quel giorno sui giornali, un commento, una sensazione, spesso invece spaziano dai consigli culturali alle elucubrazioni mentali… e ancora alle risposte a domande che sono nate sui social in merito ai monologhi.
Oggi parliamo di indignazione.
Cos’è? Da indignatio -onis, der. di indignari ‘indignare’ è la risoluta ribellione a quanto offende la dignità propria o degli altri. Indignato è colui che è dominato da un moto di profondo e risentito sdegno e di risoluta ribellione; sdegnato e risentito contro le inefficienze della politica e le iniquità sociali manifesta questa sua indignazione.
Ora, fin qui, nulla da dire… alcune domande sorgono spontanee: come manifestiamo la nostra indignazione? C’è chi sceglie la piazza e chi la consegna ai social…
Quanto dura? Poco. Davvero troppo poco. Abbiamo perso la capacità di indignarci per più del tempo di un tweet per pigrizia, per paura, per svogliatezza, perché abitiamo un mondo esclusivo che se scegli di prendere determinate posizioni non si limita a ostacolarle con la macchina del fango o con l’indifferenza, ma ad accantonarti, relegarti ai margini di una società malata.
E qui sorge un’ultima spontanea domanda… si può rimanere sani in una società malata?
Ce verimm riman, stàteve buòno!
Ps. Leggete Il giovane Holden.