Buongiorno, è martedì 11 ottobre, il caffè è amaro, com’ adda’ essere, e state leggendo ‘Na tazzulella ‘e café: le note del mio iPhone
Ieri abbiamo parlato di come la Letteratura sia un fatto intrinsecamente sociale: adempie a una funzione socio-poietica, non riflette né l’uomo né la società che abita, ma forgia entrambe, partigiana com’è nella ricerca di tutti e di ciascuno di una personale, Autentica e Felice, Identità.
Non è meno importante del fuoco; e lo scrittore è come Prometeo.
C’è una domanda di partenza: a che cosa è servita la Letteratura e a che cosa continua a servire?
La risposta è che la Letteratura è una forma di sopravvivenza, di nutrimento.
La letteratura è un uso del linguaggio, non strumentale e non contingente, che accoglie l’ingrato e necessario compito di tramandare Memoria e fare Testimonianza.
La seconda parte si apre sulla messa in evidenza che una peculiarità essenziale della Letteratura stia nella simulazione di esperienze. Tutto questo sollecita un esercizio delle facoltà svincolato da costrizioni esterne e quindi relativamente libero; un esercizio di tutte le facoltà di cui gli individui dispongono: cognitive, emotive, espressive, etiche, morali.
La Letteratura è stimolo e tirocinio, addestramento e ascesi.
Attraverso la Letteratura ci si allena a reagire agli avvenimenti, misurando gli effetti delle scelte possibili: leggendo assistiamo a un sistema di scelte, di vantaggi e svantaggi. Non è un’attività semplicemente evasiva, ma ha una dimensione costitutiva conoscitiva.
L’altra linea di funzionamento che il congegno della Letteratura come simulatore di esperienza consente di fare sono: ridurre la distanza rispetto ai nostri simili, imparare a condividere materie e situazioni, rafforzare il consenso (sul bello, il brutto, il deprecabile, desiderabile, lecito o illecito), partecipare a una comune visione delle cose.
Il vantaggio evolutivo offerto dalla Letteratura consiste nel rafforzamento della coesione di gruppo. Sono immagini concrete, anti-sublimi.
In conclusione, la Letteratura è una fucina e officina della lingua e dell’immaginario, un ginnastica emotiva e della coscienza.
A domani, buona giornata.
Ce verimm riman, stàteve buòno!