Buongiorno, è martedì 11 ottobre, il caffè è amaro, com’ adda’ essere, e state leggendo ‘Na tazzulella ‘e café: le note del mio iPhone. 

Due premesse e una comunicazione.

Premessa numero uno: in questo momento storico sentiamo quotidianamente parlare di identità.
Premessa numero due: è comprensibile e doveroso. Viviamo un periodo buio, nel quale le identità sono calpestate e ciò non è solo spaesante ma pericoloso…
Comunicazione: nei prossimi giorni, non so ancora dirvi come e quando, ma so molto bene il perché aprirò una nuova rubrica che coabiterà il mio blog Thalleìn e quello di Educare alla Bellezza Trame, per saperne di più occorre leggermi.  

Calvino docet…? Maybe yes or maybe not

Tornando a occuparci di identità… come direbbe Calvino “per prima cosa la mia identità è fondata su qualcosa che non cambia nella vita”.
L’elemento irrinunciabile della concezione di identità è la stabilità: identità rimanda a un principio di immutabilità, permanenza e stanzialità.

Così Calvino imposta il ragionamento in direzione contraria della sua affermazione, in un’ottica di collaudo, di negazione e di sperimentazione.
Sono una sequenza di situazioni plausibili, come l’amnesia e il vagabondaggio, a esplicitare tratti interiori, la memoria, ed esteriori, la corporeità.
La memoria è qui intesa come riconnessione personale; e là non è in grado di dare continuità sale in primo piano la corporeità, fisionomia e biologia degli individui.

C’è poi la relazione tra Io, me, e gli altri: se io non mi ricordo più di essere Io e quelli che s’incontrano sono sempre degli altri, che mi vedono una volta sola e mai più, allora la mia identità si perde.

Poi c’è una condizione, ed è che io sia uno, e non resti sempre il dubbio che invece di me si tratti del mio gemello omozigote indistinguibile da me (…). Oppure che io non sia certe sere il rispettabile Dr. Jekyll e certe altre l’abominevole mr. Hyde” . E continua “Ho visto tante cose cambiare, ho dovuto cambiare i miei gusti, il mio vocabolario: sarò veramente la stessa persona? La carta d’identità dovrebbe provarlo, ma adesso che sto invecchiando (…) la carta d’identità non è più valida” .

Insomma l’identità non è interamente stabile e coesa, non è compatta e omogenea, ma costantemente attraversata da tensioni.
L’Io è costantemente messo in discussione nella sua individualità; da tensioni che avvengono in una dimensione sincronica, oppure diacronica.
Se carta d’identità mi serve per inserirmi all’interno di un sistema statale ben definito, il rendiconto di un’identità non può ignorare che l’identità attraversa trasformazioni.
Com’è noto, io non sono soltanto io”.

Da qui l’importanza della Restanza nell’affermazione della mia identità: Restanza non è erranza e non è stanzialità; è il crampo allo stomaco della Nostalgia, un monito all’introspezione e una presa di coscienza, una consapevolezza delle ombre e delle alterità che ci abitano.

Calvino dice: “L’identità è un fascio di linee divergenti che trovano nell’individuo il punto di intersezione” . Un’intersezione compiacente, commestibile.

Identità e politica

Oggi, sebbene siano molto diversi tra loro per origine e in parte per obiettivi, le destre hanno in comune – come osserva De Mauro su Internazionale – l’aver beneficiato di una sorta di normalizzazione della loro presenza nel panorama politico dei rispettivi paesi. Oggi non è più inconcepibile che partiti con una storia in cui il fascismo ha svolto, direttamente o di riflesso, un ruolo fondamentale si ritrovino al governo di paesi solidamente democratici. È una normalizzazione avvenuta anche grazie a come sono stati raccontati sulla gran parte dei mezzi d’in- formazione. L’erosione dei confini è avvenuta innanzitutto attraverso le parole, quando Fratelli d’Italia ha cominciato a essere definito di centrodestra anziché, come è e andrebbe chiamato, di estrema destra. Infine è una normalizzazione che forse deve qualcosa anche all’appannamento dell’identità antifascista.

Quello a cui stiamo assistendo è un processo storico – dice Broder -, ma pure il risultato di tante crisi che si sono sovrapposte e del venir meno di una forte identità antifascista, che non sembra più in grado di arginare la destra.

Buona giornata. A domani…

Ce verimm riman, stàteve buòno!