Il teatro che mettiamo in scena ha le fondamenta nella Testimonianza, accolta con Empatia e Rispetto e nella Parola e nella voce che le danno un corpo, gli strumenti più Tenaci nelle mani di un autore e di un attore.
La mission è da sempre soltanto una: portare Consapevolezza nelle persone che scelgono di accogliere i monologhi della compagnia teatrale, convinti che ogni monologo debba essere sempre il frutto di un lavoro di analisi culturale, politica, storica, umana della società ed espressione di una pluralità di voci.
Siamo un collettivo di professionisti gestito dalla Cooperativa Smart.
Siamo una compagnia di Restanti che dissentono e non abbaiano in dizione, che traducono dolore e paure in Arte, Bellezza, Catarsi.
Ma che significa?
Che facciamo le cose alla nostra maniera, che è giusta per noi e che non ha davvero alcuna importanza sia giusta per gli altri. Che poi, come direbbe qualcuno che di autorevolezza ne ha più di me, che ha vinto Pulitzer e Nobel:
“La giusta maniera di fare, lo stile, non è un concetto vano.
È semplicemente il modo di fare ciò che deve essere fatto.
Che poi il modo giusto, a cosa compiuta, risulti anche bello, è un fatto accidentale.”
Accidentato è invece il terreno sul quale la nostra Arte, che piaccia o meno la sola che conosciamo e vogliamo abitare, avanza, ostinata e tenace.
A chi ci si accosta in maniera superficiale può sembrare il contrario dell’agire, della disponibilità e predisposizione al disordine, all’incontro, alla scoperta.
Ma è in errore chiunque voglia accostare l’esperienza indagatoria della Restanza all’immobilità, alla scelta di non incontrare l’altro e di non fare i conti con le ombre che nutrono il nostro alter ego.
Esiste una maniera spaesante di Restare, ancora più scioccante della ricerca, insicura e spasmodica degli altrove.
Restanza è parola avvincente, densa di Bellezza. Evoca frantumazioni di tempi e di luoghi, lacerazioni e dispersioni individuali e collettive, partenze, fughe, ritorni, abbandoni, perdite, rinascite. È una commistione felice tra Nóstos, ritorno, e Àlgos, dolore.
Nostalgia e malinconia, speranza e rimpianto sono calce di una concreta, contemporanea erranza, che appartiene in modo tangibile anche a chi è rimasto.
Nella vita di gente se ne incontra molta e ho imparato una cosa: siamo tutti sempre il raccolto della semina. La semina degli altri per noi e la nostra semina insieme costruiscono la nostra identità, il raccolto. E il raccolto è un contenitore, accanto ai frutti, che mostreranno sulla propria pelle i segni del tempo e delle intemperie, ferite cicatrizzate che non tolgono succo né inquinano il gusto, ma che ci sono e di fronte alle quali non tutti reagiscono e reagiamo allo stesso modo. Accanto ai frutti quasi sicuramente ci saranno poi delle erbacce e qualche ramo.
In conclusione, la Restanza è una condizione. Può diventare un modo di essere, una vocazione, senza boria, senza compiacimento, senza angustia e chiusure, con un’attitudine all’inquietudine e all’interrogazione. Restanza significa vivere l’esperienza Autentica dell’essere voce fuori dal coro.
Siamo una compagnia di Restanti che dissentono e non abbiano in dizione, che traducono dolore e paure in Arte, Bellezza, Catarsi.
Antonio Roma
Siamo:
Antonio Roma
Autore, attore, regista di Teatro Civile, nonché Direttore Artistico della compagnia teatrale
Filippo Borgia
Fonico, tecnico luci, macchinista nonchè web designer e responsabile della gestione date della compagnia teatrale
Alice Ponti
Autrice, creator e fotografa nonché responsabile della comunicazione e SMM della compagnia teatrale
Con noi lavorano:
Alessandra Dondi
Analista politica, autrice, storica della compagnia teatrale
Elena Collini
Attrice della compagnia teatrale
Elena Passerini
Costumista e stilista della compagnia teatrale
Leonardo Formichella
Autore e regista della compagnia teatrale
Nicoletta Bellazzi
Danzatrice della compagnia teatrale
In tour
Markale
Monologo di Teatro Civile
Markale
Monologo di Teatro Civile
Podcast tour in corso
Sarajevo, 5 febbraio 1994, il mercato di Markale si agita dell’atroce concitato rumore di pianti ed urla. C’erano scarpe, è di scarpe che si spandano le carneficine. L’assedio di Sarajevo è durato 1.479 giorni, oltre 50.000 civili sono rimasti feriti, 11.541 abitanti sono stati uccisi, di cui 1.601 bambini. Markale è il racconto, figlio delle Testimonianze accolte con Empatia e Rispetto di chi, ferito nel midollo e nel ventre, è sopravvissuto alla strage del mercato e all’assedio più drammatico e lungo della storia contemporanea.
Il monologo di Teatro Civile Markale è una produzione di Educare alla Bellezza – EdaB ARte della durata di 1 ora e 30 minuti.
Del monologo di Teatro Civile Markale c’è una versione matinée per la Secondaria di II grado.
Scritto da Alice Ponti e Antonio Roma,
rielaborazione delle Testimonianze accolte da Matilde Dalla Piazza, Antonio Roma e Filippo Borgia
Regia di Antonio Roma.
Interpretato da Antonio Roma.
In occasione del debutto del 1 marzo 2022 al Teatro Pime – data legata all’anniversario del referendum, 1 marzo 1992, che ha sancito l’indipendenza della Bosnia Erzegovina dalla Federazione jugoslava – la scena è stata condivisa con le attrici Chiara Manfredda e Erika De Luca e l’attore Mario Roma.
Fotografia di scena di Alice Ponti.
Comunicazione di Alice Ponti.
Audio e luci di Filippo Borgia.
Scenografia di Angelo De Bellis.
Il monologo di Teatro Civile Markale gode del patrocinio di Sniper Alley, War Childhood Museum, Amnesty International Italia, MC – Teatro Civile & Associazione Moka, OBCT – Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, East Journal, Meridiano 13, Infinito Edizioni, Bottega Errante Edizioni, ISCOS Emilia Romagna, ISCOS Lombardia
Il monologo di Teatro Civile Markale è un’opera protetta da Copyzero.
Nedo
Monologo di Teatro Civile
Prossimo tour 2024
Nedo
Monologo di Teatro Civile
Prossimo tour 2024
Il monologo di Teatro Civile Nedo è figlio di una presa di coscienza: i Testimoni delle Deportazioni e della Shoah ancora in vita sono pochi e ormai è giunto il momento per noi di farci carico della Memoria. Nedo è il racconto degli Ebrei e degli Antifascisti costretti a vivere l’incubo della persecuzione e della deportazione nei carri bestiame, imprigionati nei campi di concentramento e di sterminio, uccisi nelle camere a gas e bruciati nei forni crematori. Ma è anche il racconto dei Giusti che molte vite hanno salvato e di chi è sopravvissuto alla fame, alla morte dei propri cari, all’orrore dei campi e nonostante la sofferenza e la disperazione provate fino al giorno della Liberazione ha trovato la forza di Testimoniare perché una società senza Memoria è una società smarrita.
Il monologo di Teatro Civile Nedo è una produzione del Teatro PIME della durata di 1 ora e 30 minuti.
Del monologo di Teatro Civile Nedo ci sono sia una versione matinée per la Secondaria di II grado sia una versione ad hoc, di 1 ora, per i bambini delle classi quarte e quinte della scuola Primaria.
Scritto da Alessandra Dondi, Alice Ponti, Matilde Dalla Piazza e Antonio Roma.
Regia di Antonio Roma.
Interpretato da Antonio Roma con Nicoletta Bellazzi.
Fotografia di scena di Alice Ponti.
Comunicazione di Alice Ponti.
Audio e luci di Filippo Borgia.
Fotografia e progetto grafico locandina Alessia Musio.
Costumista Elena Passerini.
Il monologo di Teatro Civile Nedo gode del patrocinio della Fondazione Gariwo – la foresta dei Giusti, Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, ANED Milano, Fondazione Memoria della Deportazione e Educare alla Bellezza – EdaB ARte
Non in tour
Noi senza te
Pièce di Teatro Civile
Noi senza te
Pièce di Teatro Civile
Tommaso e Laura sono fratello e sorella. Sono stati abbandonati dal padre e vivono solo con la madre che, dopo essere stata lasciata sola dal marito, decide di stringere a sé i suoi figli più che può, per paura di perdere anche loro.
Compie così scelte sul futuro dei figli al posto loro, in primis il percorso di studi, scegliendo la facoltà di economia per la secondogenita, che invece sogna di studiare lettere, perché solo nei libri trova autori in grado di capire i suoi sentimenti.
Mentre disapprova totalmente la scelta del primogenito Tommaso di lasciare l’università per tentare la carriera da artista, vorrebbe per lui un lavoro e un futuro più concreti.
Quando però entrambi i figli vedono il loro futuro a rischio per via dell’autorevolezza della madre lo scontro diventa inevitabile e finiscono con l’accusarsi l’un l’altra di essere cinici e non disposti ad ascoltare gli altri.
Dopo lo scontro che porta la madre in lacrime sul punto di dover arrendersi alle scelte dei figli, entrambi capiscono le ragioni della madre, ovvero la sua grande paura, essere abbandonata ancora, così, pur non rinunciando ai loro sogni, decidono di non allontanarsi dalla madre che, dal canto suo, capisce come aver stretto i figli a sé abbia finito per soffocare il loro rapporto ed ora è disposta a cedere sulle scelte che riguardano il loro futuro pur di non doverli vedere andar via da lei.
La pièce di Teatro Civile Noi senza te è una produzione di AR – Teatro Civile della durata di 1 ora e 30 minuti.
Scritto da Leonardo Formichella.
Regia di Antonio Roma.
Interpretato da Alessandro Carfagna, Elena Collini, Noemi Bertoldi e Antonio Roma.
Fotografia di scena di Alice Ponti.
Comunicazione di Alice Ponti.
Audio e luci di Filippo Borgia.
The Fucking Italian Boy
Monologo di Teatro Civile
The Fucking Italian Boy
Monologo di Teatro Civile
Una fredda mattina del 1981 lo scrittore John Fante, ormai cieco e su una sedia a rotelle, sente di avere ancora qualcosa da scrivere ed inizia a dettare alla moglie il suo ultimo romanzo.
The Fucking Italian Boy è un monologo di Teatro Civile, figlio dell’Amore nei confronti dello scrittore italo americano, del quale ripercorre la biografia, allargando lo sguardo alle storie dell’emigrazione italiana nelle Americhe. Pagina dopo pagina descrive la California di quegli anni, in bilico tra le incertezze della Grande Depressione e l’euforia della nascente industria cinematografica.
Su questo sfondo storico-sociale si sviluppano i temi portanti del mondo letterario di Fante di cui scopriamo la vita: le origini italiane, un padre ingombrante, l’emarginazione dell’adolescenza, la difficoltà di un aspirante scrittore ad emergere, la fame, il sogno americano, il successo hollywoodiano, i libri, l’amore, l’alcool. E la scrittura intesa sempre come la sola capace di portare di riscatto e speranza.
Il monologo di Teatro Civile The Fucking Italian Boy è una produzione di AR – Teatro Civile e TO.TE.M. della durata di 1 ora e 30 minuti.
Scritto da Antonio Roma.
Regia di Antonio Roma.
Interpretato da Antonio Roma.
Fotografia di scena di Alice Ponti.
Comunicazione di Alice Ponti.
Audio e luci di Filippo Borgia.
Chiedi alla vita
Pièce di Teatro Civile
Chiedi alla vita
Pièce di Teatro Civile
Una gravidanza inaspettata si fa largo nella vita di una giovane coppia di innamorati, proprio quando le vite professionali dei due, entrambi artisti, sembrano giungere, dopo anni di poche soddisfazioni e molte delusioni, ad un punto di svolta. Achille sta per concludere la scrittura del suo primo romanzo, che una casa editrice importante pubblicherà in autunno, e a Violante è stato chiesto di portare la sua mostra sul corpo delle donne a New York…
Ma la gravidanza mette in discussione ogni cosa e quel segmento di vita in cui l’abbraccio della coppia dovrebbe serrarsi a proteggere il delicato organismo nascente, si rivelerà sorprendentemente per entrambi un periodo di amara solitudine. Senza un’entrata fissa, in un bilocale di 50 mq, nella Milano di oggi dove tutto costa troppo, dovranno chiedersi come sbrogliare una matassa che si è fatta ingarbugliata e molto. Una matassa da sbrogliare per essere di nuovo felici insieme, tra goffe manovre di intimità e sonno distanziati.
Il monologo di Teatro Civile Chiedi alla vita è una produzione di AR – Teatro Civile della durata di 1 ora e 30 minuti.
Scritto da Antonio Roma e Alice Ponti.
Regia di Antonio Roma.
Interpretato da Antonio Roma e Noemi Bertoldi.
Fotografia di scena di Alice Ponti.
Comunicazione di Alice Ponti.
Audio e luci di Filippo Borgia.
Fuori produzione
Fisionomie
Monologo di Teatro Civile
Fisionomie
Monologo di Teatro Civile
Fisionomie, trasposizione in monologo di Teatro Civile dell’opera poetica Tra le corde di un’altalena, è il racconto di Legami che affondano le Radici nel Mediterraneo, come i sogni e le speranze dei migranti. Fisionomie di volti e luoghi di una terra amara: il Sud della Magna Grecia, dimenticato dalla contemporaneità, eppure Humus di Utopie, da sempre sementi di un’Italia e di un’Europa, stanche e stancate, nomadi.
Il monologo di Teatro Civile Fisionomie ha una durata di 1 ora e 30 minuti.
Del monologo di Teatro Civile Fisionomie ci sono sia una versione matinée per la Secondaria di II grado sia una versione ad hoc, di 1 ora, per i bambini delle classi quarte e quinte della scuola Primaria.
Scritto da Antonio Roma, Alessandra Dondi e Alice Ponti.
Regia di Antonio Roma.
Interpretato da Antonio Roma.
Audio e luci di Filippo Borgia e Mario Roma.
Progetto grafico di Alessia Musio.
Fotografia di Alice Ponti.
Comunicazione di Matilde Dalla Piazza.
Il monologo di Teatro Civile Fisionomie gode del patrocinio di Mediterranea, Giovani per la Pace – Sant’Egidio, Comitato 3 ottobre, Bottegart, Amnesty International Italia, Educare alla Bellezza – EdaB ARte e Fondazione Gariwo – la foresta dei Giusti
Oggi è un bel giorno
Monologo di Teatro Civile
Oggi è un bel giorno
Monologo di Teatro Civile
Un uomo con un Legame inscindibile con Sarajevo racconta la storia di Ante, scrittore sarajevese non ancora trentenne che, alla morte del padre, si trova costretto a scegliere tra abbandono e Speranza, fuga e Resilienza. Costretto sin da bambino a convivere con assenze feroci, la madre e il fratello sono morti durante l’assedio, si troverà a chiedersi se Verità e Giustizia possano davvero alleviare il dolore.
Il monologo di Teatro Civile Oggi è un bel giorno è una produzione Educare alla Bellezza – EdaB ARte, della durata di 1 ora, sold out a Orzinuovi(BS), Breno(BS), Milano, Novara, Parma.
Scritto da Antonio Roma.
Regia di Chiara Manfredda.
Interpretato da Antonio Roma.
Audio e luci di Filippo Borgia, con le musiche inedite di Mario Roma.