Buongiorno, è venerdì 23 settembre e il caffè è amaro, com’ adda’ essere, non mi stancherò mai di ripetervelo…
Tra poche ore porterò il monologo di Teatro Civile Markale on stage a Vicenza. Domani sarà la volta di Verona. Giovedì 29 di Novara e venerdì 7 ottobre di Biella. Poi, considerando che di voce ne ho una sola e che per quanto la mia insonnia sia una delle cause delle 16 ore di lavoro quotidiane da i primi di settembre ad oggi, le repliche si fermeranno per qualche giorno e riprenderanno il 28 ottobre con Torino…
Nel mentre registrerò le puntate del mio primo podcast, del quale avremo modo di parlare molto presto…
Oggi condivido con voi ciò che ascolto in macchina nei viaggi più o meno lunghi che facciamo per raggiungere le città dove si terranno le repliche di Markale…
Non mancano Morning, che nomino spesso, e Tienimi Bordone, altro podcast del Post davvero notevole; Bleachers, Brunori, Mumford & Sons, Liberato, Springsteen…
C’è una canzone meritevole di menzione che accompagna i viaggi in macchina del tour di Markale. Una canzone con una storia da raccontare…
Henna
Era il 1993 quando Lucio Dalla s’inventò “Henna” definendolo “Nome in codice di un Paese che dovremmo creare insieme sviluppando nella coscienza la voglia di tornare a sognare”. Ed Henna diede il nome a un disco e a una canzone: nata in Lucio dopo aver sentito, dalla sua barca, l’eco delle bombe nei Balcani. Dopo averla incisa, Dalla volle che Henna fosse recitata, vera canzone da leggere, prima dei suoi spettacoli.
Questa la sua preghiera laica. “Adesso basta sangue, un po’ di pietà… Chi lo sa che domani sarà, non lo so quale Dio ci sarà… Va bene, io credo nell’amore che si muove dal cuore, esce dalle mani e cammina sotto i piedi… L’amore misterioso dei cani e degli altri fratelli animali, delle piante che sembra che ti sorridono quando ti chini per portarle via; l’amore di chi ci ama e non ci vuol lasciare… Ok, lo so che capisci: ma sono io che non capisco cosa dici! Troppo sangue sotto cieli di stelle… Credo che è il dolore che ci cambierà, e dopo chi lo sa se ancora ci vedremo: dentro quale città, sotto un cielo senza pietà… Ma io ti cercherò! Anche da così lontano ti telefonerò, in una sera buia come questa forse ti chiamerò… Perché vedi: io credo che è l’amore, è l’amore che ci salverà”.
Ce verimm lunnerì, stàteve buòno!