Buongiorno, è martedì 29 novembre novembre, il caffè è amaro, com’ adda’ essere, e state leggendo ‘Na tazzulella ‘e café… le note del mio iPhone.
Questa settimana conclusiva di novembre la dedichiamo al dialogo con…
Oggi tocca ad Alessandra Dondi, storica e analista politica, coautrice dei monologhi di Teatro Civile Fisionomie e Nedo.
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Fisionomie parla di migranti ed oggi la situazione in Italia è molto delicata. Tu hai studiato le migrazioni, a differenza di chi decide in materia. Perché abbiamo la percezione di un’invasione?
Credo che ci siano diversi motivi che spingono alcuni soggetti a parlare di invasione e sostituzione etnica.
In primis, è una forma di razzismo (tecnicamente chiamato razzismo differenzialista) che si è evoluto dal razzismo classico (cioè quello coloniale, basato sulla superiorità della “razza bianca” come portatrice di cultura). il razzismo classico nasce in epoca illuminista e porta alla creazione delle altre “razze”: gialli=asiatici, neri=africani, tutti inferiori rispetto all’uomo bianco. La sua prima evoluzione è rappresentata dal razzismo ordinario/popolare, cioè quello che si incontra nella vita di tutti i giorni: è il sentirsi superiore all’altro per il semplice fatto di appartenere a una nazionalità diversa, di essere bianchi. È una forma di vittimismo per mascherare il proprio senso di fallimento.
Dopo il nazi-fascismo, il razzismo scientifico non era più sostenibile; si è sviluppata allora una ulteriore nuova forma di razzismo che ha abbandonato il concetto di razza per enfatizzare la triade identità-cultura-territorio: è il razzismo differenzialista. Tale forma di razzismo applicata all’Europa significa che dobbiamo proteggerci dall’invasione degli immigrati per salvaguardare la nostra cultura e la nostra identità; si tratta di un approccio essenzialista, ovvero che considera la cultura come qualcosa di immutabile. Da qui gli atteggiamenti di mixofobia (orrore per unioni miste perché comportano la mescolanza della propria cultura). Questo spiega perché alcuni energumeni parlino di “sostituzione etnica”.
Una seconda causa credo che sia la solita questione del populismo e della ricerca del capro espiatorio: è più facile incolpare l’altro, creando una identità ad hoc e statica dello straniero (cioè quello povero generalmente africano – o comunque non bianco*) piuttosto che ammettere di non essere in grado di gestire la questione. Vale così per le migrazioni come per altri temi, come la regolamentazione del MDL (con la retorica dei giovani che non vogliono lavorare e del reddito di cittadinanza che impigrisce le persone). C’è anche da aggiungere che prendersela con i migranti è da codardi, perché non solo incolpi persone di situazioni che non sono state generate da loro (veramente crediamo che la crisi economica – qualunque essa sia – sia causata da chi sbarca? In quel caso il problema siamo noi che ci “lasciamo fregare il lavoro” da chi consideriamo inferiore…), ma ti accanisci nei confronti di chi è già in partenza più vulnerabile, perché senza la cittadinanza molti Diritti non sono garantiti.
*NB: nell’immaginario comune il migrante (o immigrato) è la persona straniera e povera. Infatti Ibrahimovic, seppur straniero, non viene considerato immigrato (pur rientrando nella categoria). Altra riflessione che si potrebbe fare riguarda il colore della pelle: la destra fa crociate contro gli immigrati neri, non bianchi, cioè coloro che sbarcano sulle nostre coste. Eppure la maggioranza degli immigrati residenti in Italia proviene dall’est Europa (già prima della guerra in Ucraina). Sarà forse dovuto anche alla difficoltà di distinguere gli immigrati bianchi dagli italiani?
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Dublino: cosa dice e perché l’Italia sta sbagliando la sua applicazione?
Il Trattato di Dublino è un Regolamento dell’UE volto a gestire le modalità di ingresso in Europa di cittadini provenienti da paesi extraeuropei che avanzano una richiesta di protezione internazionale. La primissima convenzione di Dublino venne firmata nel 1990 con il fine di gestire in modo comunitario l’asilo politico. Sono seguite alcune modifiche al trattato, fino a quella del 2013, entrata in vigore nel 2015.
L’articolo 13 del trattato stabilisce che «Quando è accertato (…) che il richiedente ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un Paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l’esame della domanda di protezione internazionale». Ciò significa che la domanda di asilo politico (o protezione internazionale) deve essere avanzata nel paese di primo approdo che, per chi parte dalle coste africane, sarà verosimilmente l’Italia. Da qui le richieste di revisione del trattato avanzate dal nostro governo all’Europa.
Come dicevo, Dublino è stato modificato nel 2015, anno della “crisi migratoria” in cui in Europa sono entrate più di un milione di persone, eppure rappresentavano solo 1/80 dei migranti forzati del mondo, 1/50 degli immigrati stranieri residenti in Europa e 1/500 della popolazione dell’UE. Francia e Germania hanno spinto per questo accordo; come mai? Generalmente sono le principali mete dei migranti, che in questi Stati hanno già degli agganci, che siano familiari o amici. Vi ricordate cosa accadeva a Ventimiglia fino a poco tempo fa? Frontiera blindata tra Italia e Francia e respingimenti attuati dalla guardia frontiera francese. Giusto il 7 novembre Ahmed Safi, un migrante afghano di 19 anni, è morto investito da un camion e due auto mentre cercava di oltrepassare questo confine. La Francia, oltre ad accusarci (giustamente) per il brutale trattamento che stiamo riservando a queste persone, dovrebbe farsi un esame di coscienza.
Su una cosa il Governo Meloni non ha del tutto torto: seppure i dati dimostrano che non vi sia una “emergenza migratoria”, come la destra vuole farci credere da anni (e chissà, forse in parte ci è anche riuscita), resta pur vero che è necessario un vero meccanismo di “redistribuzione” di queste persone valido ed equo a livello europeo. Detto ciò, la loro modalità di azione rimane comunque assolutamente ingiustificata e disumana, al contrario di quello che dicono, ed è ciò che la comunità internazionale giustamente ci contesta. Oltre questo enorme problema etico e di umanità, credo non ci siano errori tecnici nell’applicazione del Trattato da parte dell’Italia.
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Un valido motivo per andare a teatro quando c’è Fisionomie?
Per imparare a considerare i migranti come persone e non solo come statistiche relative agli sbarchi; per continuare ad essere umani. Molto scontato, lo so. Forse è una domanda da porre a quelli che sono già venuti a vederci…
Grazie Alessandra e a domani con una nuova chiacchierata.
Ce verimm riman, stateve buòno!